Post by jacquesL'uomo della strada allora non conosce più la grammatica.
Quale e tale non si elidono. Punto.
Non solo l'uomo della strada. Leggo su "Pisa illustrata nelle arti del
disegno" di Alessandro da Marrona (1741-1821): "Qual'altro appoggio ei
ci porga cogl'indicati versi, lo diremo qui appresso..."
Io non metterei subito il "punto", dal momento che qualcuno, come
Luciano Satta, ha avuto modo di osservare in proposito che:
"Anche gli aggettivi e pronomi tale e quale diventano tal e qual sia
dinanzi a vocale sia dinanzi a consonante, sia al maschile sia al
femminile. Ma sono elisioni o troncamenti ? Cioè, è ancora frequente
l'uso di far cadere le vocali finali di queste due parole davanti ad
altra parola che cominci per consonante?
Possiamo rispondere sì per tale, giacché, senza contare l'espressione
fissa il tal dei tali, si usa dire ancora « Nel tal giornale c'è il tal
fotoservizio ». E allora scriveremo tranquillamente senza apostrofo tal
amico, tal impresa e così via.
Ma qual è piuttosto raro davanti a consonante, e suona antiquato.
Perciò alcuni grammatici consigliano di restaurare la forma qual
apostrofata: qual'e. La presenza di due vocali uguali non fa tollerare
in questo esempio che si scriva quale è, salvo che non si voglia dare a
quale un risalto particolare. Ma davanti ad altra vocale l'imbarazzo
dell'apostrofo può essere eliminato scrivendo quale per intero: quale
amore, quale odio. In ogni modo noi siamo a favore di qual è, senza
apostrofo; torneremo sulla faccenda tra poco, nelle nostre consuete
osservazioni. [...]
Ma vediamo in breve come se la cavano gli scrittori con l'apostrofo, e
quindi con l'elisione e il troncamento. Essendo l'apostrofo un segno
dei meno appariscenti, può accadere che molti errori siano in realtà
sviste tipografiche e niente più; tuttavia li citeremo, nel dubbio
assolvendo l'autore.
*La disputa se si debba scrivere qual'è o qual è non è risolta né dalle
grammatiche, né tanto meno dalla letteratura*. Sono per l'apostrofo,
fra gli altri, Federigo Tozzi, Mario Tobino, Tommaso Landolfi, Paolo
Monelli, Bonaventura Tecchi. Non apostrofano invece Vasco Pratolini,
Giuseppe Berto, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Libero Bigiaretti.
Ripetiamo alla buona i termini della polemichetta; e prendiamo gli
argomenti di due studiosi: Franco Fochi (fautore dell'apostrofo) e
Bruno Migliorini (che non ce lo vuole).
Dice il Fochi che per quale « il troncamento è cosa del tutto finita,
che appartiene alla storia, e non più all'uso della parola ». Egli
prosegue citando il qual maraviglia di Brunetto Latini a Dante, che
oggi più nessuno direbbe; e osserva che qual resta soltanto nel detto
scherzosamente solenne Tal morì qual visse, in una o due espressioni
come per la qual cosa. Ricordate le combinazioni con certo – in certo
qual modo, un certo qual garbo, una certa qual mansione – egli insiste:
« Ma ecco che qui mansione, di tre sillabe, preferisce la forma intera:
"una certa quale mansione". E l'effetto aumenta con l'allungarsi del
nome: "un certo quale spiritello", "una certa quale condiscendenza",
ecc. ».Insomma, secondo il Fochi, essendo il qual tronco una cosa
storicamente morta, c'è solo il quale da elidere; perciò, apostrofo.
E sentiamo Bruno Migliorini: « Che si scriva un uomo e non un'uomo, un
enorme peso e invece un'enorme ingiustizia è una distinzione non
fondata sulla fonetica ma sulla schematizzazione dei grammatici.
Distinzione artificiale è perciò quella fra "troncamento" e "elisione",
ma una volta che questa distinzione si accetti, ne discende come un
corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è,
qual è... ».
L'argomento del Fochi fa riflettere, è vero. Ma ha qualche punto
debole. Anzitutto l'esempio un certo quale spiritello non è acconcio;
diciamo quale spiritello e non qual spiritello solo perché è buona
norma non troncare davanti a parola che cominci con s impura.
Inoltre il Fochi cita onestamente alcuni esempi di sopravvivenza di
qual.
Aggiungiamo, pignoli, il diffuso « Qual buon vento ti porta? »; e
quattro citazioni di scrittori: « E qual rispetto dal concessionario...
» (Domenico Rea); « ...senza qual sacro pudore » (Riccardo Bacchelli);
« Qual testimone veridico... » (Carlo Emilio Gadda); « ... qual più
qual meno » (Virgilio Lilli). Queste nostre quattro citazioni, ne siamo
certi, possono aumentare, anche se non di molto. E allora, è proprio
morto il qual?
Ma il nostro discorso è un altro. Franco Fochi sostiene che si deve
scrivere qual'è ma non condanna come errore qual è; insomma egli ha
messo o rimesso di moda un'altra duplice grafia del patrio idioma. Con
tutte le parole che si possono scrivere in due, tre, quattro modi, non
ce n'era davvero bisogno. [La prima scienza pp. 72−75]"